Lo spam degli egocentrici della rete

Sarà capitato a tutti di ricevere un’e-mail dalla propria o altra banca (è un esempio come un altro di mittente di questo genere di e-mail truffaldine: non la propria banca, ma chi fa finta di esserlo) in cui, con una scusa qualunque, che so, l’aggiornamento del database, vi si prega di “confermare” indirizzo, numero di telefono e talvolta codici di carte di credito, pin, password. A chi ha avuto la premura di fornire i propri dati consiglio un estratto conto immediato seguito dal blocco del conto. Poi ci sono quelle e-mail prive di personalizzazione, inviate senza il consenso dei destinatari, che si ritrovano, quando gli dice bene, una pubblicità di una compagnia telefonica, quando gli dice male decine di messaggi volti alla vendita di materiale pornografico o illegale, come software pirata o farmaci senza prescrizione medica. E poi quelle che non capirò mai. Continuano a scrivermi di aver vinto un concorso al quale non ho mai partecipato. Il premio è un carnet di 500 biglietti da visita che dovrei soltanto ritirare. Chissà quale sarebbe il mio destino se decidessi di farlo.
Comunque per proteggere la propria casella di posta elettronica o anche il proprio sito internet dall’aggressione di tutta questa spazzatura esistono dei software chiamati antispam che analizzano il contenuto dei messaggi ed eliminano, oppure spostano in una cartella dedicata, tutti quelli che assomigliano a spam. Assomigliare a spam non vuol dire esserlo davvero. Può capitare che la tua casella di posta interpreti l’e-mail più importante della tua vita come spazzatura e la getti via (ogni riferimento al sottoscritto è puramente casuale), quindi date sempre una controllatina a questa cartella prima di svuotarla definitivamente.
Qual è il confine fra autopromozione e spam? E come faccio a proteggermi quando l’autopromozione altrui diventa spam? Esistono dei software anti-egocentrici (io ho fatto… io ho detto… io ho scritto… io-Io-IO!) della rete?
È una tendenza comune a chi vive in funzione del consenso. Ci sei dentro anche tu. Vuoi perché hai pubblicato un libro e, se non dovessi venderne 10000 copie nella prima settimana ti sentiresti inutile e l’editore sostituirebbe il tuo nome con la prossima promessa della narrativa universale da promuovere (poi, nonostante ne vendi meno di 40, continui a dire che sei felice del successo inaspettato che stai riscuotendo). Vuoi perché intervisti attori di compagnie teatrali amatoriali che recitano solo in dialetto (ma non chiamarmi giornalista!) e, se tutto il mondo non venisse a conoscenza dell’idea che il protagonista dell’ultimo spettacolo a cui hai assistito ha sui sanguinosi combattimenti fra maiali selvatici, sarebbe una grandissima perdita per l’umanità. Vuoi perché per mestiere fai il collaudatore di aquiloni, ma nel tempo libero scrivi recensioni delle novità editoriali e ci tieni che tutti i tuoi amici di Facebook (ma proprio tutti tutti) sappiano che a te non va proprio giù che gli editori in questi ultimi anni stiano puntando su una letteratura scialba (Anna Karenina di Tolstoj è il caso principe che nella recensione citi per avvalorare la tua tesi).
E allora che fai? Spammi. In che modo? In tutti quelli che conosci, naturalmente. Invii la stessa e-mail a tutte la mailing list che nel tempo ti sei creato per un unico motivo: spammare. “Ehi non puoi perderti il mio ultimo lib… la mia ultima rec… il mio ultimo artic… la mia ultima interv…” Oppure ancor più facile, veloce e soprattutto gratuito: bombardi i social network pubblicando lo stesso stato decine di volte al giorno – piatto ricco mi ci ficco – per la gioia dei poveracci che un dì hanno avuto la cordialità di accettare la tua richiesta d’amicizia.
Siamo certi che il risultato di un tale e continuo tam tam sia l’interessamento, o forse tanta insistenza non ottiene altro che l’effetto contrario, e cioè che l’utente si stufi?
Poco fa, quando per la quindicesima volta in un paio di ore, ho dovuto rileggere – perché difficilmente puoi sottrarti – l’aggiornamento di un autore che invitava tutti i suoi 3000 e più amici di Facebook (io ero fra quelli) a cliccare su una recensione di cui forniva il link per aumentarne la visibilità e vincere così questo concorso che tiene conto solamente degli ingressi sulla pagina, non solo non ho eseguito quanto ordinato (in compenso sto subissando di click quella della sua concorrente più alta in classifica) ma l’ho pure cancellato da Facebook.

Sondaggi hanno indicato che al giorno d’oggi lo spam è considerato uno dei maggiori fastidi di Internet. (Wikipedia)

Pensateci bene prima.