Per ‘4 Chiacchiere’ intervisto Christian Mascheroni

Nuova intervista per Sololibri.net come al solito breve e intensa. Incontro Christian Mascheroni, scrittore e autore televisivo. Campione di vendite con ‘Alex fa due passi’ pubblicato da Las Vegas Edizioni, per diverse settimane ai primi posti della classifica degli eBook più venduti. Autore e presentatore della trasmissione tv ‘Ti racconto un libro’ in onda su Iris. Da poco impegnato in un nuovo progetto assieme alla regista Indira Mota e la producer Federica Wu dal titolo ‘Virgola, vita’. Lo scopo: parlare di temi sociali con il potere della parola scritta, dell’immagine, della musica, del reading, della testimonianza, il tutto attraverso punti di vista non comuni. Potete seguire tutti gli aggiornamenti sul suo blog. Prima di lasciarvi all’intervista, che naturalmente trovate riportata quaggiù e laggiù, a chi volesse proporsi per la rubrica dico di scrivermi all’e-mail che trova nei contatti del sito.

Christian, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Il tuo Alex di passi ne ha fatti un po’ più di due finendo addirittura al primo posto nella classifica degli eBook più venduti su Book Republic. Che idea ti sei fatto dell’inarrestabile evoluzione che si ripercuote anche sulla letteratura, sempre più digitalizzata? I prezzi stracciati delle versioni digitali potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella ripresa della lettura in Italia? Ti fa paura un futuro privato delle sensazioni che ti dà un libro fatto di pagine, sfogliarlo, sentire l’odore della carta, un futuro senza librerie?

Innanzitutto ciao Matteo e grazie, adesso mi metto le cuffie e cerco di rispondere alle domande con quella matassa fulminata che dovrebbe chiamarsi ancora cervello! Devo onestamente dirti che la tecnologia mi ha sempre affascinato, tanto che quest’anno, per capire meglio l’evoluzione degli e-book sono andato alla redazione di Wired ed ho provato a maneggiare un e-book reader intervistando l’espertissimo Riccardo Meggiato. Le sue applicazioni sono straordinarie e l’idea che possa essere uno strumento di divulgazione mi piace. Infatti non credo che possa soppiantare i libri, perché la carta, il suo odore, il suo calore al tatto, l’emozione di sfogliarlo, non si perderà. Credo invece che si avrà una democratizzazione delle proposte editoriali, e come è successo con “Alex fa due passi”, si potrà scegliere di far balzare in cima ad una classifica un libro che forse, in libreria, troverebbe spazio (o nemmeno) in uno degli scaffali dimenticati da Dio. E’ vero che siamo in un periodo in cui molte librerie vengono chiuse così come il popolo italiano continua a non essere un popolo di grandi lettori, tuttavia, se motivati, incuriositi e allettati, molti potrebbero avvicinarsi al mondo dei libri proprio grazie all’interattività con un e-book reader o un supporto tecnologico. Basta vedere i social network, che sono diventati preziosissimi per le case editrici per farsi conoscere e, sempre di più, per farsi ascoltare e condividere esperienze culturali importanti.

- Seconda chiacchiera: Dopo una lunga battaglia vinta, sei riuscito a portare i libri in TV nella trasmissione ‘Ti racconto un libro’ in onda su Iris e divenuta un punto di riferimento per tutti gli appassionati di letteratura. Come sei arrivato alla conduzione di ‘Ti racconto un libro’ e come hai convinto il direttore di rete a sostenerla in un momento in cui in televisione sembrano avere vita facile soltanto i reality e gli show dei sentimenti condotti dalla De Filippi?

L’occasione si è presentata nel 2008. Su Iris, che era appena nata, avevano deciso di mandare in onda una brevissima rubrica di Gian Arturo Ferrari dove, in cinque minuti, si recensivano e consigliavano romanzi. Parlando con la produttrice si è pensato di dare più consistenza ed osare di più, e sono nate la mia rubrica Cinelibri, ovvero i film che si basano su un libro e l’intervista “5 W”, ovvero ritratti a scrittori attraverso le famose W del giornalismo anglosassone. Tra le primissime andarono in onda Walter Siti, Giuseppe Genna e Valeria Parrella. Poco tempo dopo, grazie anche alla crescita della rete, c’è stato il grande salto e, al posto di Ferrari, la rete ha deciso di dare in mano il programma a me e a Marta Perego che lavora per Class. Il binomio ha funzionato ed è nato il vero e proprio Ti racconto un libro, ovvero un magazine di oltre 25 minuti. La cosa fondamentale è stata che hanno subito creduto nel taglio e nelle proposte che abbiamo presentato, ovvero non solo intervistare grandi scrittori e parlare di libri, ma presentare al pubblico i volti inediti della cultura. Piccole case editrici, festival letterari, eventi indipendenti, curiosità, inchieste e attualità, le librerie, i mestieri dell’editoria e tanto altro. Tra me e Marta abbiamo intervistato più di 500 scrittori, ed oggi Ti racconto un libro conta diversi collaboratori, un seguito di fedelissimi e, per la prima volta, gli speciali. Girando l’Italia, ho scoperto che l’amore per i libri, nel nostro paese, è forte, tuttavia manca il supporto e la stampa non dà ancora il giusto risalto alla cultura fatta dal popolo e non dai grandi numeri e dai best seller.

- Terza chiacchiera: La tua scrittura rappresenta un raro caso di accordo fra la critica, che ti consegna il premio Editoria Indipendente di Qualità per il romanzo ‘Attraversami’, e il pubblico dei lettori che si scatena con ‘Alex fa due passi’ riuscendo a far sfigurare gente come Ken Follett, Michela Murgia o Silvia Avallone su Book Republic. Quando ti sei accorto di essere bravo con le parole? C’è qualcuno a cui devi dire grazie per la tua crescita artistica?

Ok…adesso mi viene seriamente il dubbio che questa domanda fosse destinata ad un altro scrittore! Grazie, troppo gentile, non credo di meritare tanto e non per falsa modestia, ma per uno spirito critico che mi spinge a maturare e a crescere. Amo molto le parole, ma ti confesso che ho un pessimo rapporto con il mio vocabolario, nel senso che posso stare delle ore per cercare la parola esatta per esprimere un concetto o rendere emozionante un periodo. Quando poi mi rileggo penso sempre che scrittori come Michael Cunnigham, Peter Cameron o Elizabeth Strout potrebbero scrivere la stessa cosa in un minuto e mentre guardano un film o giocano a carte! Esagero naturalmente, ma a volte è difficilissimo esprimere a parole –parole scritte soprattutto- il flusso di pensieri ed emozioni che provo e che vorrei trasferire al lettore. Per questo la gioia più grande la provo quando qualche lettore mi dice di essersi emozionato o di essersi ritrovato in un mio libro. Penso di dover fare tanta, tanta strada. Non credo nel puro talento. Bisogna comunque studiare tanto e leggere tanto. Per fortuna ho molte persone da ringraziare, dal mio primo editore, Roberto Forno, al mio editore di ora, Andrea Malabaila, che non dimentica mai di essere, per prima cosa, un essere umano di grande cuore. Di certo non posso non ringraziare la mia prima sostenitrice, la professoressa di italiano delle scuole medie, Assunta Bordoni, e i miei genitori, i miei angeli.

- Quarta chiacchiera: Concludo con una curiosità da divoratore di libri discretamente invidioso. Hai la possibilità di avvicinare i più grandi nomi della letteratura italiana e direi mondiale considerato il calibro di certe interviste che hai realizzato per la trasmissione. Hai mai intervistato qualcuno dei tuoi autori preferiti? È mai capitato che l’incontro reale deludesse le aspettative nutrite in anni di letture appassionate? Ce ne racconti qualcuna che ti è rimasta nel cuore o che ti ha fatto arrabbiare a morte?

Ti racconto un libro, o TRUL come lo chiamo ormai, mi ha permesso di incontrare alcuni degli autori che amo più al mondo. Sono molto, molto fortunato da questo punto di vista. In assoluto gli incontri più emozionanti sono stati con i tre premi Pulitzer: Michael Cunningham, modesto e alla mano, la splendida Elizabeth Strout, che mi ha commosso per sensibilità e gentilezza, e Richard Russo. Edmund White e Peter Cameron sono per me delle deità, e ti puoi immaginare quanto sia stato straordinario intervistarli e chiacchierare con loro. Con Megan Abbott c’è stato un bellissimo feeling dalla prima domanda e mi è stato illuminante incontrare Colum McCann, scrittore dal talento invidiabile e Johan Harstad. Con alcuni scrittori italiani è nato un bel rapporto di stima e di amicizia, come con Luigi Romolo Carrino, che ritengo bravissimo, Marilù Oliva, Mattia Signorini, Marco Missiroli, Gabriele Dadati, Alcide Pierantozzi, che ammiro tantissimo. Ho amato molto l’intervista a Paolo Ruffilli, poeta e uomo raffinato e sensibile, simpaticissima Violetta Bellocchio e commovente, per sincerità, Paolo Maurensig. Delusioni poche direi… in particolare da una scrittrice i cui libri sono fuoco, terra, pura emozione e di persona, invece, è una che non ti guarda nemmeno negli occhi e si atteggia da diva. Però rimane una scrittrice impareggiabile… peccato.

- Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.

Ho spesso pensato di smettere di scrivere per paura di non essere abbastanza bravo. Poi penso al fatto che non giudico mai il mio modo di respirare o camminare. Semplicemente respiro e cammino. Allo stesso modo, essendo la scrittura una manifestazione della mia vita, non devo far altro che scrivere e amare il solo fatto di farlo.

P.S. se siete arrivati fino a qui a leggere le mie risposte, grazie!

Giovani autori attenti a… Babylon Tv (I)

Dopo il quattordicesimo ciclo di inspirare-espirare per digerire la pallina di piombo che assomiglia tanto a un proiettile carico nel fegato, posso sedermi qualche minuto al mio tavolo verde e condividere con voi l’ultima grande fregatura da scrittore non-presa. Tutto parte da Facebook (chettelodicoaffà!). Faccio caso alle frequenti segnalazioni di tal Lorena che pubblica più o meno solo questo: “Scrittori, poeti, romanzieri, saggisti (a rapporto!). Se avete pubblicato un libro rivolgetevi al Babylon Café, portale che si occupa di promozione di opere ed autori attraverso la trasmissione televisiva Babylon Tv, attraverso la radio ed il web”.
D eufonica a parte penso: perché no!? In questi anni ho collaborato con portali letterari, radio, tv regionali sia in qualità di redattore/intervistatore/recensore (non-giornalista eh!) che di ospite per parlare dei miei libri. Mi sono sempre dato da fare, convinto che l’autore debba essere il primo sostenitore della propria opera impegnandosi più che può nella ricerca di occasioni utili a farla conoscere al maggior numero possibile di persone. Loro registrano a Roma, io vivo a L’Aquila. L’Aquila-Roma è un’ora di automobile, (ecco che vien da sé un altro) perché no?!
Ve lo dico io perché!
Intanto nell’e-mail di risposta noto, perché non è infinitesimale, la differenza fra la dimensione del carattere di ‘Gentile Matteo’ e quella del resto della mail pronta da qualche parte per essere inviata all’autore di turno. Mi ricorda il meccanismo dei messaggi multipli o quelle catene della fortuna che mandi a tutta la rubrica, cambiando solo il nome. Va bene il “prestampato”, ma che almeno sembri credibile con un ‘Gentile Matteo’ grande quanto il resto e dello stesso carattere del corpo e-mail. Non dovrebbe essere complicato per chi vanta “un’esperienza quinquennale in ambito editoriale e culturale” esperienza che Babylon TV “mette a disposizione” dei giovani autori. La mail è lunga. Tesse le lodi dei loro collaboratori, spiega in dettaglio come verrà realizzata la mia intervista televisiva o servizio sul romanzo. Infine precisa che “il  costo per inserire la promozione del libro nel nostro spazio televisivo è di 200,00 €”.
D-U-E-C-E-N-T-O EURO. (Ho letto bene? / Si legge bene?) Dei quali non fanno menzione da nessuna parte, nel loro sito per esempio o nei continui annunci su Facebook, ma te lo dicono in privato quando li contatti. Forse sono io l’ingenuo. Devo avere qualche problema io che recensisco libri sul web, in radio e intervisto autori gratuitamente. Io che sostengo che i soldi per mantenere in piedi piccole realtà mediatiche non debbano provenire dalla cultura, figuriamoci dall’autore poi. Se mi fossi fatto pagare 200 euro a recensione su Radio L’Aquila 1 o a intervista su Solo Libri, dagli autori delle cui opere ho parlato, a questo punto camperei di rendita. Invece assemblo panini da Mc Donald’s. Mi sento scemo, comunque adduco con garbo tutte le mie motivazioni e rifiuto la loro proposta. Spiego inoltre che ho alle spalle una serie di esperienze: interviste anche su canali televisivi e radiofonici dalle potenzialità promozionali di gran lunga superiori a quelle di Babylon TV che, come loro mi spiegano, “va in onda ogni giovedì alle 20:30 su Carpe Diem Sat Sky 932. Inoltre è trasmesso da un network di emittenti: Rete Oro, Telesicilia, Cts e Televallo”. Chi al giorno d’oggi non segue Televallo? Con tutto il rispetto, per carità. Non lo dico per vantarmi quanto per precisare che in nessuna occasione mi sono stati chiesti dei soldi. Loro mi rispondono così: “Allora non ha bisogno di noi… buona fortuna, chiunque lei sia”.
Chiunque lei sia?! (Ma io ti sfascio la faccia!)
A indispormi (è un po’ che tento di non dire parolacce) è l’aria da benefattori a disposizione dei giovani sognatori che magari hanno pubblicato sborsando migliaia di euro e che quindi nessuno di conseguenza considera e promuove. Allora ci pensano loro, purché l’autore tiri fuori ulteriori 200 euro. Che vuoi che siano 200 euro in più per sembrare uno scrittore considerato, dopo che ne hai tirati fuori 2000 e più per sembrare semplicemente uno scrittore?
Ho trovato un’intervista a Maria Elena Cristiano, direttrice del portale e Presidente dell’Associazione Culturale. È lei stessa a dichiarare:

“L’ostacolo principale di ogni esordiente è quello di doversi confrontare, nella grande maggioranza dei casi, con il sottobosco dell’editoria, formato, essenzialmente, da piccole e medie case editrici con pochi soldi da investire sul talento di un illustre sconosciuto di belle speranze. Le spese di distribuzione, quelle di stampa, il costo esagerato delle pubblicazioni cartacee, inducono molte di queste realtà editoriali a proporre agli esordienti la formula dell’auto- pubblicazione, sovente mascherata dalla infida dicitura di acquisto preventivo di copie. Gli autori accettano (per tutti gli scrittori pubblicare una propria opera è il coronamento di un sogno), per poi ritrovarsi con cinquecento copie del loro romanzo in casa, da smerciare ad amici e parenti, un battage pubblicitario inesistente e un libro edito, ma praticamente irreperibile.”

Giusto, e perché voi fate pagare 200 infidi euro per un’intervista? Parole, parole parole… Conclude:

“La professionalità, la serietà e la passione che accompagna il Babylon Café fin dai suoi esordi sul web, sono gli aspetti della nostra attività più apprezzati dagli scrittori che hanno usufruito dei nostri servizi letterari. Tutti i membri della nostra redazione hanno sperimentato sulla loro pelle quanto sia faticoso e snervante coltivare il sogno di diventare scrittori, o di essere riconosciuti come artisti nella odierna società italiana. Lo scopo del Babylon Café è quello di mettere la nostra esperienza al servizio degli autori in cerca di visibilità, rifuggendo l’inutile meccanismo dell’autopubblicazione.”

E servendosi dell’utilissimo meccanismo dell’autopromozione, aggiungo io.
Per finire qualche conto in tasca post scriptum. Nella mia miserevole esistenza 200 euro corrispondono a:

  1. un quarto del mio stipendio
  2. la rata della macchina che finirò di pagare fra 3 anni
  3. un po’ più di quanto spenda mensilmente per la benzina
  4. la prima rata universitaria senza tenere conto della mora
  5. un terzo della seconda
  6. un settimo della mia prossima vacanza estiva (viva Dio!)

Giovani autori all’ascolto… proprio No!

MAP [Mi Aiuti Per(favore)?] vuoti e gli aquilani ancora senza casa

MAP vuoti nella mia zonaUn bambino comune, con la mano nella mano di sua madre, passa davanti a un grande complesso di MAP (moduli abitativi provvisori, una cinquantina almeno) chiusi, disabitati. Manca solo il cellophane. La tira per la mano e le domanda: “Mamma, come mai queste case sono quasi tutte vuote?” (E tanta gente, 5000 persone ancora, a distanza di 2 anni e 2 mesi – per non contare i giorni nonostante ogni singolo giorno vissuto in queste condizioni si faccia inferno – non ha un tetto sicuro, suo, sotto cui stare per non sentirsi più ospite di qualcuno). Chi gli risponde?
Non certo il Signor Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente che ha sempre buoni motivi per piagnucolare. Quando incappo in qualche sua intervista sono 2 le reazioni possibili.
1: Mi viene voglia di dargli una pacca sulle spalle e rassicurarlo: “Dai Ciale, vedrai che tutto questo passerà”.
2: Al posto della pacca gli darei un calcio in culo.
Sentimenti contrastanti, comuni a molti miei concittadini che però in fondo (in fondo proprio) sperano e spero anch’io. Neanche mezz’ora fa, per dire, ha detto in radio: “Vi giuro che a fine mese (-10) verrà presentato il piano di ricostruzione della città, ve lo posso giurare!” (Non ci sono riusciti in 2 anni e 2 mesi. Non la ricostruzione, di quella per carità, non ne parliamo neanche. Ma uno straccio di piano, giusto per dire: Ehi, ci stiamo provando sul serio!) Voi, a un Signor Sindaco implorante non glielo dareste un cioccolatino pur di farlo tacere?
Mi dispiace. Per chi crede che le cose si stiano sistemando, per chi non riesce a spiegare che le cose vanno a rotoli. Non ce la facciamo così. Intere famiglie vengono trasportate da una residenza provvisoria all’altra come sgraditi pacchi postali dei quali non vuole occuparsi nessuno. Talvolta non è grazie al progetto C.A.S.E. che si ritrovano una casa, ma a un amico, un parente, un conoscente che gliela offre, per il “momento”. Ci sono centinaia di alloggi che per motivi non ben chiari, tutti ricollocabili nel vasto insieme delle inadeguatezze aquilane, non sono stati assegnati. Pensateci, è assurdo. 2 anni e mezzo senza una vita. Senza un comodino che sia il tuo comodino dentro cui lasciare i tuoi libri o il tuo diario. Senza un letto che sia il tuo letto. Senza un progetto che non sia il progetto C.A.S.E. ma abbia a che fare con la parola futuro. Quando ho visto tutti quei MAP chiusi mi sono fermato a osservarli meglio. Ero uscito a fare una passeggiata, non un’indagine. Non potevo crederci. Forse sono via, forse le donne sono a far la spesa e gli uomini al lavoro, o magari il contrario, che fa più parità. Allora perché tutte quelle finestre sprangate, con questo sole? L’ho chiesto a una donna che in vestaglia innaffiava alcuni vasi di gerani rossi nell’ “atrio” di uno dei pochi MAP con qualche segno di vita. Cerchi di abbellirlo come puoi, personalizzarlo, farlo sembrare diverso dagli altri, diverso dal provvisorio, dal non-tuo. Qualcosa d’altro da un MAP, sostanzialmente. Lei l’ha riempito di fiori che il nuovo sole d’estate fa brillare.
“Questi non sono stati ancora assegnati. Non sanno a chi darli e secondo me non sanno neanche di averli a disposizione” mi ha detto.
Mentre la gente, non 2 o 3 o 5, ma 5000 persone (provate a contare fino a 5000, ci vuole un po’) non ha una casa. Mentre gli anni passano e si portano via il meglio e il peggio intrecciati in questo brutto presente.

Da guest star che si rispetti

Sabato prossimo, 11 giugno, sarò ospite della serata di presentazione di ‘Senza te’, il nuovo libro di Vincenzo Di Pietro pubblicato da Leone Editore. Si terrà presso l’auditorium Petruzzi, a Pescara alle ore 17.00 e io – avverto con un inutile anticipo, lo so – arriverò quasi certamente in ritardo. Sulla locandina il mio nome è inserito fra quelli delle guest star (finito di ridere? Ok, procediamo). Si sa, le star si fanno attendere, ma credetemi, non è colpa mia se Gesù non mi ha estratto fra i vincitori del dono dell’ubiquità. Sabato finirò di lavorare alle 15.30. Tempo di asciugarmi il sudore con una decina di quadrati di carta che assomiglia alla Scottex, ma è abrasiva. Affannarmi nell’invano tentativo di lavar via la puzza di fritto con acqua gelida e bagnoschiuma al cocco. Cambiarmi d’abito (sono indeciso fra un jeans e un jeans). Riavviarmi i capelli (l’operazione più lunga, vista la massa). Partire e arrivare (un’ora e un quarto e qualche cosa almeno) e “Signore e signori… Matteo Grimaldi!”.
Me lo vedo già Vincenzo fulminarmi con uno sguardo che parla chiaro: “Carissimo Matteo, come mai tanta attesa? Non ti nego che in sala si sta diffondendo un sottile, ma tangibile fastidio generale” però con una terminologia un po’ meno elegante chiusa con un fanculo! ad alta voce. A quel punto io fuggirò in lacrime lasciando dietro di me una scia di nuggets appena fritti e belli unti e ciocche di capelli a indicare la strada a chi vorrà cercarmi. Altro che Pollicino con le sue briciole di pane mangiate dagli uccelli!
Assieme a me ci saranno Emanuele Di Tullio, autore di ‘Forti e tenaci’ e Roberto Bonfanti che ha da poco pubblicato ‘In fondo ai suoi occhi’ per Falzea. Io parlerò di ‘Supermarket24’ e di ‘Una valigia tutta sbagliata’. Cercheremo di contribuire con le nostre storie ad arricchire la serata. Presenta Sonia Sichetti, canta Giulia Vela. Non è Sanremo, ma a quanto pare Vincenzo non si fa mancare niente, neanche i cioccolatini. Allora appuntamento a sabato 11, ore 17 e zero zero (ehm, ehm… sì!) all’auditorium Petruzzi di Pescara che sta in via Delle Caserme 22.
(Il navigatore sa dove andare e questo, visti i precedenti, non è per niente rassicurante.)