Quando una (uno è più difficile) rimane incinta

Quando una (uno è più difficile) rimane incinta è un po’ un problema. Lo sa bene il conte Wronski che, qualche ora prima di partecipare a una gara a cavallo decide di fare una sorpresa all’amata Anna (Karénina, 1038 pagine scritte fitte e siamo più o meno alla 260), sfruttando la momentanea lontananza del marito e del figlio Seriogia. La sorpresa gliela fa lei confessandogli di essere incinta. S’era capito che questi 2 ci stavano dando sotto come ricci ingrifati, però chi se l’aspettava? Io, dal profondo del mio letto infagottato dentro lenzuola e coperte e pure copertoni delle gomme antineve, per sicurezza, e illuminato dall’accecante neon, comprato a Emmezeta non certo meno di 3 anni fa e pagato 5 euro cash, alle 2 e mezza della notte ho esclamato: “Oh mamma saura!”. Wronski sembra felice e desideroso di fuggire con lei, lei non sa come abbandonare la sua famiglia e si stupisce del suo essere così titubante quando di stronze che lo fanno è pieno il mondo. A proposito di bimbi, dopo 9 mesi meno un quarto d’ora esatti, è finalmente nato Leonardo, il nipotino di McWendy. Dalle prime indiscrezioni pare abbia il nasone, e non soltanto quello di lungo. Se il buongiorno si vede dal mattino McWendy può essere orgogliosa di lui e può iniziare fin da subito a tramandargli i trucchi del mestiere perché, raggiunta la maggiore età, possa distinguersi come trombador d’eccezione.
Ieri sera al Mc secondo round di Al mio segnale scatenate l’inferno. Dovrebbero aprire una casa d’accoglienza per quanti una casa non ce l’hanno e vengono tutti i giorni a fare la fila per un panino riscaldato da Mc Donald’s, perché è una grossa fetta della società di cui nessuno si cura. Quando verso le 22.00 la situazione si era stabilizzata ed ero ormai fuori pericolo, infilo in bocca una crocchetta parmigiano e spinaci e, proprio in quell’istante, arriva di gran carriera il manager in cucina. Naturalmente è vietato fare piccoli spuntini durante l’orario di lavoro, ma tutti se ne fregano e farlo diventa una sfida con la morte. Io, più che una sfida, avevo bisogno di ingerire qualcosa se no svenivo e morivo, visto che non avevo neanche cenato. Riesco a masticare lentamente la pallina fritta dal contenuto incandescente che mi sale fino al cervello e inizia a bruciare i pochi neuroni rimasti attivi. Gli occhi prendono a sudare salsa barbecue. Mentre penso: Evviva, non mi ha scoperto, sento: “Matteo che cosa stai mangiando?” “Niente!” rispondo, mentre con la lingua mi lavo visibilmente i denti. “No, stai mangiando!” “Non è vero!” L’accusa, dopo un lungo Sì stai mangiando – No, non è vero ha dovuto cedere e sono stato prosciolto per mancanza di prove e testimoni.
Stanotte ho sognato che stavo costruendo una sorta di fortino per rifugiarmi non so da cosa, il bello è che mi affannavo a rivestirlo di scotch marrone per i pacchi, che mi faceva sentire al sicuro. Saranno stati gli spinaci e il parmigiano incandescenti a provocarmelo. Sono stato svegliato da mio padre che alle 6 e mezza ha scambiato la porta della mia stanza per il sacco della palestra e si è messo ad assestare cazzotti per farsi dare le chiavi per spostare la macchina, che le sue ce l’ha il carrozziere, così ha detto. Che poi mica l’ho capita questa cosa. La macchina sta in garage e le chiavi dal carrozziere? Vorrei infine comunicare al signore grasso che alle ore 19 e 15 ha pensato bene, alla guida di un camion dalle dimensioni non proprio di una micromachine, di entrare in corsia drive, incollarsi il tettuccio rosso e fuggire, che qualcuno, armato di tovagliolino di carta e penna, ha preso la targa quindi, visto che chi rompe paga, lui, a meno che non fugga stanotte stessa in esilio in qualche paradiso tropicale sconosciuto, sarà costretto a comprare un tettuccio nuovo, che sia rosso.