Se abbiamo battuto Cipro possiamo battere chiunque

Lippi è tornato signori miei. Ieri sera, nella prima partita delle qualificazioni per il prossimo mondiale, abbiamo letteralmente disintegrato una delle compagini più forti al mondo. La Germania? No. La Francia? No. La Spagna? Macché, di più di più. Il Brasile? Ma no, molto più forte, dai! Vi arrendete? Ok, ve lo dico io, Cipro. Finisce 2 a 1 con il solito goal dell’ultimo secondo di Di Natale, ma Cipro è Cipro. (E cos’è Cipro?) È un isola a sud delle coste della Turchia, che fa un quarto degli abitanti di Roma e che, a quanto pare, ha una squadra più forte dell’Italia che di abitanti ne fa quasi 60milioni. Che agonia, ragazzi. Buffon sembrava l’uomo ragno e il telecronista ad un certo punto s’è lasciato andare all’espressione: “A questa Italia sta benissimo il pareggio con Cipro!” e là, a pochi minuti dalla fine, ho spento, anche perché ero in un ritardo cosmico e dovevo ancora passare per il bagno per via di uno sgradevole fastidio intestinale (e ci siamo capiti).
La verità è che l’Italia ieri ha fatto veramente schifo, molto più schifo dell’Italia di Donadoni, ad esempio, però ha vinto.
Fare raffronti adesso è prematuro. È solo la prima partita, però si intravede già una differenza sostanziale che poi è l’ago della bilancia nella carriera e nella vita non solo di un allenatore. Lippi ha e ha sempre avuto qualcosa che a Donadoni manca, un’arma che definirei invincibile: il culo.
 
Mia madre: “Ma adesso ai mondiali ci fanno partecipare pure ‘ste squadre sconosciute?”
Io: “Mamma, sono le qualificazioni. Devono poterci provare tutti i paesi del mondo (così, per renderle il concetto un po’ più semplice di quello che è).”
Mia madre: “E quel paese che è stato completamente raso al suolo dall’uragano non ce l’aveva pure lui una squadra di calcio? Come farà ora a partecipare ai mondiali?”
Io: “Immagino che lì abbiano altri problemi, ora.”