Qualcuno si è domandato e risposto sulla mia fine

Dopo il mio terzultimo (contando questo), a dire di qualcuno, incomprensibile e pieno di cazzate (in tono sempre scherzoso eh!) post, quel qualcuno ha ben pensato di scriverne una sorta di epilogo chiarificatore della mia condizione di trasformazione psico-fisica, da me descritta attraverso le solite frasi pompose di cui sono capace, che hanno come unico scopo quello di compiacere e accalappiare nuovi lettori, prelevate naturalmente da frasipompose.it (in realtà io conosco al massimo una quindicina di vocaboli che alterno spesso a caso (va detto), altre volte mi regolo a seconda del suono).
Questo è quanto sarebbe accaduto:
 
Matteo Grimaldi iniziò a strisciare sul pavimento della sua camera: era per lui sempre più faticoso stare in piedi. Il verde dei suoi occhi divenne, giorno dopo giorno, più acceso e pericoloso. La sua corazza iniziò a squamare (le squame liberavano veleno letale). Qualcuno racconta che avesse anche delle branchie, dovendo vivere in apnea, ma questo non è documentabile. Arrivò, dopo un breve periodo di confusione mentale, che si manifestò inizialmente con la progressiva incapacità di prendere ordini al Mc Donald’s (“chi vuole cosa, e cosa vuole chi?” fu il suo primo dilemma), il delirio: ad esempio, non riusciva più a distinguere il tempo da un ago (si pungeva deliberatamente con gli aghi delle bilance); le pulsioni dai sentimenti; la forza dei sentimenti dalla fragilità del cinismo; il suo cuore da una serra; un contratto di 20 anni dalle patatine Vertigo; una frase di senso compiuto da una scoreggia; l’incontro di un’anima da un attacco di sciatica. Era giornalmente soggetto a fenomeni autodistruttivi, durante i quali si mortificava senza pietà. Ironia della sorte, lo scrittore di Non farmi male, si faceva male da solo. La Rondine dal suo braccio volò via, e al suo posto comparve una piaga. La madre un giorno raccolse per terra il suo Cuore, perduto durante un violento attacco di dissenteria emotiva.
Fu chiamato un brillante e bel veterinario che eseguì alla perfezione un delicato intervento di cardiochirurgia riparativa, ma Matteo perse nuovamente il suo Cuore mentre mingeva sul best seller della Clerici Fammi male in cucina. Nonostante la grande premura nelle attenzioni dell’aitante veterinario, nulla fu possibile per lo scrittore che fu quindi prelevato e portato al Cottolengo, senza cuore ma vivo, nell’estate 2008. Morì, però, poco dopo, in circostanze misteriose, sembra per auto-fagocitosi (si credeva un libro).
Qualcuno teme possa essersi accoppiato ed aver lasciato progenie, ma negli ambienti ambigui della sua città si mormora che preferisse abusare in macchina di giovani soggetti di sesso maschile.
Tutte le copie del suo libro sono state bruciate per evitare pericolose contaminazioni mentali.
Gli amici stanno raccogliendo le firme necessarie per avviare il processo di beatificazione, considerando anche le stimmate comparse al posto della Rondine (neanche Padre Pio osò tanto).
 
Cioè, praticamente il senso del mio Tutto sarebbe tirare le cuoia?! Va be’, dopo questa inutile chicca posso andare (sorridendo) a marcire nel Mc Donald’s. Intanto, se a qualcuno vengono in mente altri possibili prossimi destini per la mia autodistruzione cerebral-emotiva (c.f.r. sempre frasipompose.it), può inviarmeli a matteo1077@gmail.com. Se non schiatto prima, giuro che li pubblico.