Coltiva un pensiero. Quando il caso (destino?) ci mette del suo, dentro una gigantesca Mondadori, tra semi di fagioli.

Fermare il tempo. Fermare te. Aspettare le ventidue e quarantacinque per ventiduemilaquarantacinque milioni di ore, che invece sono solo otto, e che son sembrate meno di mezza. Non c’è spazio per tutto il mondo. Nessun silenzio mai. Come se ci conoscessimo da un’eternità. Nessun momento in cui sentirmi inadatto, in cui sentirmi di voler andar via. Nessun momento adatto per andare. Ci siamo concessi un giorno per noi, senza sapere neanche cosa siamo, solo che ci vogliamo. Qualche lacrima al ritorno, unica dimostrazione della felicità che, quando arriva, poi separarsene lascia un delicato dispiacere nell’anima, che si fa gocce negli occhi. Fortuna che è momentanea separazione, che ci ritroveremo presto ad aspettare insieme quell’autobus nella silenziosa speranza che non parta mai.
Lo so.
Non so cos’è tutto questo invece, né cosa sarà. È così importante riempire le emozioni di etichette? Sorpreso mi ritrovo a voler bene ad una sensazione che illumina senza avere ancora un nome. Grazie.

M.

Quello che m’è sempre piaciuto di me è che quando voglio fare qualcosa la faccio; salgo su un pullman senza pensarci più di un attimo. Così ho la sensazione di vivere. Giornate come questa sono la vita.