L’intervista a RTM, da Frosinone… è quiiiiiiiiiii!

Ho passato il pomeriggio a ripulire il Desktop. Le icone continuavano a moltiplicarsi per mitosi e quando il pensiero di un colpo di stato in piena notte, che avesse permesso loro di venir fuori dallo schermo, invadere la mia Stanza, prenderne possesso, e dichiarare il governo provvisorio con sua maestà Icona Explorer a capo, s’è dimostrato più che solo un’ipotesi fantascientifica, ho deciso di fare piazza pulita; e devo dire che c’ho preso parecchio gusto. Sono sopravvissute: Cestino, Risorse del computer, Documenti, Word (obviously), Collegamento ad Alice, i due odiosi omini verde e blu di MSN, Antivir Classic, Outlook che non ho mai usato in vita mia, e il file Blog (che fantasia) dove scrivo i post. Prima di svuotare il cestino degli oltre quaranta file inutili appena rimossi, ho cliccato sull’icona Mostra Desktop, giù sulla barra, e una terribile ondata di vuoto mi ha travolto e affogato. Mi sono sentito così solo a guardare il mare dello sfondo, senza più le mie amiche icone che ci nuotavano dentro!
Poi in sequenza svuota cestino, sì; e andatevene tutte affanculo a nuotare da un’altra parte, stronzette.
Ma passiamo all’argomento clou. Signori ve la ricordate quella famosa intervista a RTM? OK, proprio famosa no, però quattro risate ve le siete fatte leggendo il post (che i nuovi e i vecchi che se lo son perso trovano QUA). Ebbene, grazie ad Alex che è andato personalmente a rompere i maroni direttamente alla sede della radio, a Frosinone, siamo riusciti a recuperare il trash confronto Matto – speakers durato ben sei minuti e ventitré secondi nei quali si prova a parlare di Non farmi male.
Già l’ho commentata abbondantemente nel post sopralincato quindi vi risparmierei altre deliranti riflessioni, e vi lascerei direttamente al filmato che con non poche difficoltà sono riuscito, grazie e soprattutto all’aiuto di Giuseppe (tutto merito suo), a inzeppare nel YouTube-world.
Prima però soltanto una segnalazione. Ascoltate con attenzione il passaggio dal minuto quattro e trenta secondi, quando la signorina mi chiede se sono d’accordo che la lingua scritta e parlata è una musica. (Non potevo nel blog riformulare la sua domanda in Italiano corretto, avrei tradito la ben nota serietà giornalistica della Stanza, sempre fedele alla verità.) Comunque qualche secondo dopo la mia brillante risposta, che quasi costringe la signorina in questione ad abbandonarsi ad un gridolino sto-per-venire: “Che meraviglia Matteo!”, ecco che un suono (non proprio) vocale irrompe per pochi istanti nella diretta. Poi non venite a dirmi che mia madre non è la regina del tempismo. Gingle!

 
M.
 
Stasera ho visto Alien 4 – La clonazione, con mia sorella in taverna. L’ho trovato un’impolpettata di puttanate senza spiegazione. I primi tre sono di tutt’altro livello. Winona, ho capito che t’hanno ben pagata, ma l’androidessa…     

Tempo di muta.

Sono tornato meravigliosamente bianco. Splendido.
Ieri sera, ad una certa ora, la gente mi guardava e si voltava dall’altra parte producendo urletti spaventati; con passo lento si allontanava da me sempre più accelerando, fino ad una corsa disperata alla ricerca di un rifugio sicuro. Dopo aver assistito ad una molteplicità di ripetizioni della stessa scena ho cominciato a chiedermi se avessi qualcosa che non andava, finché ho capito che stavo trasformandomi nell’essere più ripugnante possibile, tra l’altro ad una velocità terrificante. La pelle si staccava penzolando come quella di un rettile al sole nel periodo della muta. Quando mi sono reso conto dell’entità dell’orrore che si stava consumando pubblicamente, sono scivolato al buio mascherandomi di impanicata indifferenza, e ho vissuto nell’ombra come un reietto (vedasi Massimo Di Cataldo – Music Farm 3) per tutto il resto della serata. Stamattina con una bella doccia ho lavato via tutto riportando a galla nuova, delicata, pelle rosea. Avete presente quella delle Barbie? Di più.
Emozionante bruciarsi senza poter godere di una qualunque forma di beautiful doratura neanche per mezzora.
Vorrei ringraziare la gentile ragazza del baretto della Festa dell’Unità di Pizzoli che verso l’una e mezza mi ha fatto omaggio di un Gin Lemon. Pago tre euro e segna due invece di uno. Io fin troppo onesto (aspetto che li prepara e poi) le dico: “Comunque era uno.”.
“Che?” (Quella già è mezza sorda, poi con la musica a palla…)
“Era uno di Gin Lemon. Ne ho pagato uno. UNOOO!”
“Ah, allora ho sbagliato a scrivere.” Poi guarda malinconica i due cocktail ormai pronti e mi fa: “Va be’, che due non te li bevi?”.
“Me li bevo sì!” Che domande.
Thank you baby.
Bella serata ieri. Bel periodo questo.
Oggi pomeriggio riprenderò a studiare, nella speranza di non fermarmi più fino a metà Ottobre. Il tempo c’è, spero ci sia anche la mia testa.
Prima di lasciarvi alla vostra piatta Domenica di nullafacenza vi dico che ho candidato La Stanza del Matto all’Ibis Award 2007. (Echissenefrega!)
Trovate il banner giù giù, dopo i crediti. Date un’occhiata e candidate anche il vostro blog se vi va. E poi eccovi l’ultima recensione che ho scritto per Seriomanontroppo. Si tratta della raccolta di racconti Pensieri Crudeli, di Ugo Riccarelli. Davvero un piccolo gioiello. Besos!
 
M.

Sono settimane che MSN, appena faccio la login, continua a ripetermi che una certa Roberta, ROBY_INqualchecosaCHIOCCIOLAhotmailPUNTOcom, mi avrebbe aggiunto ai suoi contatti, ma io non ho il coraggio di accettare perché ho validi elementi per ritenere che si tratti di un malefico virus travestito da accattivante donzella. Se questa Roby esiste davvero, la prego di manifestarsi per altre vie, altrimenti continuerò a rifiutarla forever.

Ferragosto in tenda. E voi?

Mi dispiace deludere chi in questi giorni dovesse averlo sperato, ma io, cari signori miei, non sono morto. Il matto in campeggio per un Ferragosto alternativo. Tre giorni al lago di Campotosto. Inizialmente doveva essere solo il quindici. Poi ho pensato che almeno una notte potevo farla, ma tanto che fai una notte ne fai pure due, e allora sono stato fino all’ultimo. Mi ci voleva una vacanzetta, seppur piccola piccola divertentissima.
Unico particolare, insignificante pagliuzza. Assenza di bagni e acqua. Io non è che pretendessi l’azzurrino di casa mia con tanto di plafoniera sfumata che riprende il colore delle piastrelle; solo un buco a forma di cesso, e un lavandino da cui uscisse acqua o qualcosa di simile, e dieci minuti di pace. E invece no. Lì esiste solo il bar Serena con la padrona, per deduzione Serena, che ti guarda male col rimmel calante ogni volta che vai al bagno, che se ci rimani più di diciannove secondi si fa una fila che arriva giù al lago. Immaginate il quindici mattina buone trecento persone una dietro l’altra tutte per il Serena’s bathroom. Nun se po fa’!
Il problema non era tanto un luogo dove espellere quanto in corpo maturato, (ho trovato un incantevole spaccato di natura boscosa in cui sentirmi al sicuro tra le fronde), ma l’assenza di un sacro paradiso acquatico dove insaponarsi per rimuovere resti materiali e aciduli odori di sudore stantio. (Non miei naturalmente. Come sapete la pelle del Matto profuma a prescindere.) Abbiamo provato con la fontanella a duecento metri dalle tende. Niente male se non fosse per l’ominide che, evidentemente dotato di un sistema radar all’avanguardia, avvertiva la nostra presenza e usciva fuori dalla sua casetta rivendicando il possesso della fontana.
“Qua non vi potete lavare. (Why?) La fontana è mia. (Come se io mi piazzassi di fronte all’Angelo Muto di Piazza Palazzo e dicessi a tutti che non possono bere perché l’acqua è mia.) Ci vengono a bere le bestie. (?) Si sporca. (?) E poi non avete visto il cartello della forestale?”
Allora, il presunto cartello della forestale ve l’avrei fatto vedere. Una lastra arrugginita con una scritta in corsivo nera uniposca ripassata e ri-ripassata che suona più o meno così:
È severamente vietato lavare biancheria, stoviglie… piedi ecc.
Voi ditemi se la forestale può arrivare a scrivere una cosa del genere. (Stoviglie puntini puntini piedi? Ecc?) Questo è abuso di potere (quale potere?), lo sai maledetto ominide?
Al lago era giustamente vietato trastullarsi nell’acqua tra le bolle di sapone, e allora ci siamo dovuti arrangiare con pacchi interi di salviettine imbevute alla disperata. Per il resto, a parte qualche normale tensione da convivenza forzata, sono stato benissimo.
Una perla.
Dopo la prima notte praticamente insonne, mentre abbandonato su una sedia a cuocermi al sole attendevo rivelazioni mistiche sbadigliando qua e là, si ferma un extracomunitario di quelli che vendono tappeti, magliette, calzini, mutande, ombrelli, tutto, che m’invita a prendere (e pagare) una cosa a caso dal suo borsone. Molto gentilmente lo saluto augurandogli un buon Ferragosto. Dopo qualche minuto se ne ferma un altro. Molto gentilmente lo scaccio. OK, è Ferragosto; è normale che passino in continuazione con tutta la gente che c’è qua. Il terzo lo scaccio e basta.
Al bar (Serena) io e un mio amico a fare colazione. Mi sento toccare la spalla. Mi giro. Ancora! Mi va il sangue al cervello, vi giuro. Perdo completamente il controllo di me e comincio ad urlare: “Basta! Non ne posso più! Sei il quarto da stamattina! La dovete smettere! Non voglio niente. Non me ne frega niente! Vattene! Sparisci! Ciao!”. Mi rendo conto che ho esagerato, però capitemi, la stanchezza, la nausea da cacca trattenuta, il quarto, eccheccazzo. Il mio amico, sconvolto dall’incontrollabile furia che mi avvolge colorandomi di grigio-rosso fumante, m’invita a respirare, e tenta di mostrare gentilezza verso quel poveruomo viandante, che continua ad insistere.
“Soldi, pochi soldi!”
“Se avessi i soldi te li darei!” (Sì, guarda, lascia pure i tuoi dati bancari che appena torniamo ti facciamo un bel bonifico!)
“Ah non hai soldi?”
“No!”
“Però soldi per cappuccino e cornetto sì eh!” 

[Furore, furore, furore na-na-na-NA!]
 
Un saluto alla mitica modella Vampy, per gli amici Vampina, col suo ferreo decalogo d’oro per una perfetta alimentazione. Spero che le nostre strade s’incrocino ancora e presto.
 
M.
 
Passavano continuamente canadair a prelevare l’acqua del lago per spegnere l’incendio che ha ripreso ad ardere a San Giuliano. (Che poi era sempre lo stesso; il canadair e l’incendio.) Ho provato a fare gesti da terra perché rilasciassero una decina di migliaia di litri d’acqua sul mio visetto ustionato. Neanche due giorni di sole ed è indescrivibile il colore che ha acquisito la pelle. Sembra una maschera di cera dipinta di uno sbrilluccicante e glitterato fucsia acceso. Molto fashion. E invece, purtroppo, è soltanto la mia faccia.

Il passo silenzioso della neve.

Vi giuro non sapevo che tra Dolcenera e la Tatangelo esistesse una guerra in atto. I fan club se ne lanciano a colpi di You-tube, il tutto probabilmente acuito dal mio post che elogiava l’una schifando l’altra, finendo tra l’altro nel forum della schifata (l’altra. Non occorre che specifichi chi è l’una e chi è l’altra) i curiosi scendano di qualche post fino all’immagine pura e santa di Anna a gambe aperte (è un’oggettiva descrizione della foto) con la terrificante vicenda che lega la Stanza al Forum della suddetta. Nient’altro, grazie a Dio, sembra esserci in comune tra noi. Non mi sorprenderei di ritrovarle alla prossima Isola dei famosi a strapparsi i capelli e tirarsi noci di cocco. Ed ecco nascere come funghi, video denigratori che evidenziano i pregi dell’amata paragonati ai punti deboli della rivale. Ero sul punto di proporvene uno apparentemente imparziale in cui l’autore alterna esibizioni dell’una e dell’altra, senza scritte né commenti, anche se sinceramente tanto obbiettivo non sembrerebbe. Solo che d’improvviso ecco sopraggiungere la nausea. Eh, cari signori, io mi sono abbondantemente abbottato i coglioni di parlare di quelle due, sorry for the indelicate word, (neanche Wendy Windham avrebbe detto così!) e allora, trascinato da un improvviso flash dei miei malinconic-revival che vi piacciono tanto, ho rivisto in un attimo quel lontano Sanremo Giovani colpevole d’aver lanciato Super Taty (non in orbita purtroppo), e nel quale s’è consumato il primo grande latrocinio di una lunga serie di ingiustizie, tipiche della sua carriera da arrampicatrice sociale. (Oddio, s’è capito chi era l’una e chi l’altra?)
Vi ricordate chi si classificò seconda mentre lei con quella faccetta da sedicenne finto-ingenua che già ha capito tutto, gongolava interpretando da vincitrice Doppiamente fragili, con la palma d’oro in mano, i jeansini con gli sbrilluccichini, e la gingomma vecchia di cinque ore in bocca?
Io sì perché avevo spudoratamente tifato per Valentina Giovagnini, e per la sua canzone Il passo silenzioso della neve. Beh forse al suo posto ora avrebbe dovuto esserci lei. Non a sbandierare sui giornaletti l’amore eterno per l’oltre quarantenne napoletano che la produce, ma a beneficiare di una popolarità almeno pari a quella che ha colei che dichiara pubblicamente di non essere una ciliegia. (Non credo ci fosse bisogno di cantarlo a Sanremo. Anna, devi sapere che gli esseri umani hanno delle palesi differenze anche e soprattutto nei tratti somatici, lineamenti, corporatura, dagli animali, fiori, piante e persino dai frutti della nostra sporca terra, quindi dalle ciliegie. Per questo sono, te l’assicuro, riconoscibilissimi. Avevi forse paura che qualcuno confondesse i tuoi neuroni con quelli di una ciliegia?)
E allora gustiamoci il video di questo piccolo talento dalla voce angelica (non tatangelica!) e fanculo Tatangelo, e compagnia bella.

La tua voce mai piùùùùù! (Magari!)

M.
 
Tutti continuano a ripetermi di puntare in alto. C’è foga nelle loro parole, convinzione, affanno, e anche qualche goccetta di sudore. E allora io l’ho fatto. Ho spedito la copia di Supermarket24, che m’era tornata indietro per destinatario trasferito, a Baricco. Troppo?

Il vicino molesto. (Almeno nel titolo mi trattengo!)

Non è che uno possa pretendere il silenzio assoluto fino alle tredici e quattordici soltanto perché la notte prima è rientrato a casetta e s’è infilato nel lettuccio alle cinque in punto. Questo no. Ma che alle otto e mezza il vicino di casa decida di tappezzare di quadretti decorativi la parete corrispondente alla mia camera, alternando infiniti martellamenti a brevi pause prendo-le-misure, beh questo neanche, scusate.
Ho vissuto con lui ogni dubbio, valutazione sul dove fosse meglio piantare il prossimo chiodino. Dal letto. Gli occhi sbarrati mentre il chiodo entrava. Gli occhi che si chiudevano quando tutto cessava, prima di scoprire che quello non era affatto l’ultimo orpello da appendere, e poi neanche il penultimo o il terzultimo, tanto che a mezzogiorno c’ho rinunciato, e mi sono alzato, chiedendomi se tutto d’un tratto avessero deciso di trasferire il Louvre nel salotto dello stronzo. 
Vivo serenamente la mia mattinata di occhiaie spara-bestemmie. Pranzo con una succulenta mezza tazza di latte, caffè, e cereali, scoprendo tra l’altro che di quelli esiste la sottomarca della sottomarca, rigorosamente targata Eurospin. Agghiacciante il nome e il sapore. Li lascio qualche secondo in ammollo, poi vado col cucchiaio per acchiapparli e non ci sono più. Disciolti nel latte. Allora due sono le cose. O il latte s’è un attimo inacidito (delicata, soffusa battuta che naturalmente non fa ridere), oppure ‘sta sottomarca della sottomarca non è proprio il massimo. E allora la prossima volta farò il salto di qualità scegliendo semplicemente la sottomarca.
Quando nel primo pomeriggio un’inspiegabile voglia di studiare mi salta finalmente addosso e sono lì lì per sedermi alla mia scrivania verdina ecco che lo stronzo ricomincia. Stavolta s’è spostato al piazzaletto esterno, sotto al balcone della mia stanza. Tutto il pomeriggio a segare tavole col frullino, e a bere birra che gli va alla testa e allora comincia a canticchiare che sembra Babbo Natale. Chiudo ingenuamente la finestra che riduce di un niente il sonoro del suo show. E allora fine studio mai cominciato, la riapro, e vado in cucina. Metto All Music. Persino il video di Max Pezzali in cui sembra un ibrido fotomontaggio dimagrito, ottenuto dalla fusione dei tratti somatici suoi di quando a ventisette anni ancora occupava il primo banco della terza b, e quelli di Brendon di Beverly Hills 90210 (ma è il CAP? Che qualcuno mi sveli l’arcano!); beh persino quelle immagini orride che ammiccano a palla un viscido: vieni con me, se ti va… (No che non mi va!) sono meglio dello stronzo settenano al lavoro.
D’un tratto mi par di non udir più suono diverso dal silenzio. (Se mi leggesse la mia ex prof Daquy, in questo preciso istante raggiungerebbe lo zenit dell’estasi, prima di crollare a terra collassata.) Ha finito. I miei pensieri d’illuso mi fanno pena. Apro la porta della mia stanza e un’insostenibile puzza di vernice fresca mischiata a qualche sostanza lucidante, riconosco quell’odore forte per via degli splendidi lavoretti che ci facevano fare le suore alle elementari, che ogni volta era un’intossicazione diversa, m’invade e quasi mi stende. Chiudo la finestra e fuggo in taverna. Alle ventitré e trenta mi cala il sonno che non ho soddisfatto la notte prima. Serata libro-sotto-le-coperte. Certo Cell non è che sia il massimo e infatti dopo due paginette dell’edizione pocket (ho detto tutto) crollo. Un cigolio mi sveglia all’una e qualche cosa. Cigola cigola cigola. Non ci credo. Sono le reti del materasso del vicino che vanno che è una meraviglia. Un’orchestra di trombettieri. E un, due, tre, quattro.
Ci-ciiii… Ci-ciiii, ci-ciiiii.
Mentre penso che non ne posso più, prendo sonno.
Mi sveglia alle otto indovinate un po’ cosa? Il trapano. Ma io sono più figo, amico mio. Ho maturato una sopportazione che non hai idea. Richiudo gli occhi pronto a riaddormentarmi e una mosca gigantesca comincia a svolazzarmi intorno. E uno. Va be’ se ne andrà. E due si posa, la scaccio agitando a caso il braccio. E tre bzzzz nell’orecchio. Che cazzo però. Tanto grande camera mia, e vattene affanculo altrove. E quattro sugli occhi, che schifo. Mi alzo porca eccetera. Dico a mia madre che quello ha definitivamente rotto i coglioni e lei annuisce aggiungendo che oltre ad essere stronzo è un inetto e un incapace, visto che le cose in realtà non le sa neanche fare. Mentre sono al bagno a espletare la sento che sul balcone s’intrattiene con lo stronzo.
“Uh, signora la trovo molto bene!” (Frase che prima di oggi avevo sentito pronunciare soltanto a Vivere.)
“Ah, grazie…” Sbatte gli occhioni con la neo-tinta biondo scuro tutta in tiro e poi aggiunge: “A cosa lavorate?” .
Quello le dice che stanno facendo una tettoia in legno sul garage, perché quando piove gli s’allaga. E poi si maschera da gatto degli stivali di Shreck 2 e con gli occhi luminosi le fa: “Scusate per il baccano, ma abbiamo quasi finito.”.
Sembra un cantiere altro che baccano.
Emblematica mia madre: “Una tettoia? Uh che bello! [?] Non ti preoccupare, ché qua non disturbi nessuno!”.
Qualche sorrisetto ancora, e poi rientra.
“Mamma, perché gl’hai detto che non disturbava nessuno?”
“Eh, ma lui m’ha detto che mi trovava molto bene!”
“Ah, vi mentite a vicenda, ho capito.”
 
M.
 
E poi il mio cane si chiama Iker, non Ica come continui a chiamarlo tu. Hai capito sì o no, brutto stronzo?

La mia montagna a fuoco.

incendioL’AQUILA.
Le fiamme divampano sulla montagna di San Giuliano, in Abruzzo. Oltre a distruggere una celebre zona di escursioni, l’incendio sta minacciando seriamente la città e l’autostrada A24 che passa proprio lì vicino.
I canadair sono entrati in azione già da qualche ora, gettando l’acqua del lago di Campotosto sulle fiamme. Ma stanno avendo parecchie difficoltà a controllare l’incendio.
La montagna che sovrasta il capoluogo abruzzese sta bruciando ormai da stamattina, trovando terreno fertile nella folta pineta che ricopre il versante est del massiccio. La chiesetta ed il rifugio "Madonna Fore", celebri mete escursionistiche delle domeniche abruzzesi, rischiano seriamente di essere distrutte.
E man mano che passa il tempo la preoccupazione è crescente, perché le fiamme si stanno pericolosamente avvicinando ad alcune case e ad un tratto dell’autostrada Roma-L’Aquila-Teramo che passa poco distante dalla montagna.
I mezzi aerei faranno rifornimento d’acqua nel vicino bacino artificiale del lago di Campotosto.
 
È la mia casa e la mia montagna di cui si parla. Quella dove ho vissuto per vent’anni. E per vent’anni ho visitato. Quella della Crocetta, la Madonna Fore, e il Convento. Quella delle escursioni e delle missioni. Torno a casa e dalla macchina è un incubo. Una massa di fuoco, le fiamme che si distinguono limpide nel verde-rosso acceso, e il fumo di un vulcano nel cielo. Sbando quasi, con gli occhi che perdono il contatto con la strada. Il cuore si blocca. Il fuoco avanza veloce nel vento, e distrugge in un attimo tutto il mio passato. Sono andato a vedere. A pochi metri dall’altra casa. C’è caos, vigili del fuoco, protezione civile, forze dell’ordine. Il fumo s’incolla alla gola e io guardo la distruzione impotente. Ha la faccia cattiva come è cattivo chi ti impedisce reazioni. Non ti concede nemmeno la possibilità di un pareggio. Vince e basta. Perché sì, verrà spento, ma lì non ci sarà più niente. Perché nessun tempo sarà sufficiente a rivedere un bosco che cento anni forse neanche basterebbero.
Si stanno accanendo sull’Abruzzo. Una delle poche regioni dove esiste ancora un panorama montano. Sarei contento se alla prossima qualcosa dovesse andargli storto, a quei pezzi di merda mitomani del cazzo che vanno in giro a manifestare così l’inutilità delle loro esistenze. Spero che prima o poi ci rimangano là sotto. Ad agonizzare, lentamente.
Sì, sarei molto contento.
Invece sta bruciando tutto, ed io sono giù di morale e arrabbiato.  

M.
 
Se avvistate un incendio non state lì a guardare. Chiamate immediatamente il 1515. Pochi minuti possono risultare determinanti. Nel bene o nel male, purtroppo.

Ha piovuto poco, ma riprenderà. Ed io non sarò mai stato così felice di un temporale.

Sennò perché direi… pathos dove sei? Boh, se non lo sai tu! O_o

Il Matto non poteva privarvi del momento malinconic-revival (continuo a far uso di quest’espressione assolutamente senza significato alcuno; sia ben chiaro, da me coniata), che il vostro inconscio ha richiesto a gran voce, posseduto dal demone del delirio di massa post-citazione (non post-it!) di Pathos.
Grazie ai potenti mezzi tecnici di Splinder, che è sì perennemente in manutenzione con quella sua odiosa finestrella blu in cui si scusa con tutti, e se devi leggere un blog te lo puoi solo sognare, però, diciamolo, è figo; cliccando sulla freccetta del play potrete, se volete, (pensateci bene) rituffarvi in quel lontano Sanremo, tra le atmosfere delicate dell’Estremo Oriente (di cui la Salemi ignora la posizione geografica) e le assurdità no sense della hit dei flop. Ecco a voi Pathos:



 
Che poi questo meccanismo di postaggio (?) audio istiga il blogger al download criminoso by E-mule. Perché ti fa cercare il file nel PC, quindi se uno non ce l’ha che fa? Va su E-mule e se lo scarica. Voi da bravi, fate come me che sto scaricando Pathos da iTunes pagandolo due euro. Smettetela di sbellicarvi, e andiamo avanti.
In attesa dell’analisi dettagliata del nuovo singolo della Salama ehm Salemi, al quale temo si aggiungerà il commento del testo di Pathos che veramente merita, vi lascio con l’ultima recensione che ho scritto per il sito Seriomanontroppo. Si tratta del bel romanzo Stojan Decu – l’altro uomo, di Simone Perotti.
Leggetela con Pathos in sottofondo, e vi sembrerà una storia da Estremo Oriente, anche se con l’Estremo Oriente non c’azzecca ‘na mazza; o forse sì?
 
M.
 
Un disco di luce da dietro il monte. Sembra l’alba anche se sono le tre di notte. Pochi minuti e viene fuori la luna. Tutta. Senza parole né respiro guardiamo. Sembra che con te sia destinato a scoprire le meraviglie del mondo.

Pathos dove sei? NaaA…

Ieri m’ha preso. Sapete quei momenti che se non lo fate impazzite (non ricapite male) e allora non potete che accordare la follia, nel tentativo di realizzare l’improvviso impulso, luminoso e instancabile come la lampadina di Archimede?
POST-IT… POST-IT… POST-IT… Rimbombava nella mente.
POST-IT [abbiamo capito!] Lo so. Era per accentuare il pathos in quei pochi che accidentalmente lo stavano vivendo.
Pathos dove sei… naaA perso così…naaA. L’ho sentito sulla scia del vento, nei profumi dell’Estremo Oriente, nella musica che vibra dentro, dentro ad ogni bacio in quell’istante (quale?) pathos sei lìììì… (Va be’, questa la sappiamo io, Robdigiu, Silvia Salemi, la mamma di Silvia Salemi, e la cornettara di San Biagio. Non so perché, ma secondo me lei la sa.) Dopo quel Sanremo mi sono sempre chiesto che fragranze si respirassero in Estremo Oriente. Silvia cara, considerata la tua dire sfortunata è poco carriera musicale potresti lanciarti nel make-up (magari lo facessi! Sì, ma nel vero e proprio senso della parola. Tuffati in una cisterna di cerone, e ingurgitati quintali di mascara, vedrai ti disseterà!). Potresti cominciare da una linea di profumi, che non avresti difficoltà alcuna a trasformare in una hit irrinunciabile come il lucchetto dell’amore di Moccia. [conato+rigurgito]
“Fai come me, spruzzati trentasette ml di Pathos, e una fragranza d’Estremo Oriente t’inebrierà, rendendoti irresistibile. Parola di Silvia Salemi!”
Un po’ troppo Amadori, ma va be’. Scopiazzare va di moda. Brava Silvia.
Torniamo al post-it. Un pensiero irrinunciabile. Un tarlo. Un’allucinazione verissima. Vedo quadrati gialli dappertutto, semplicemente perché ci sono. Incollati sui poster di Carmen, sul plastificato un po’ Vernidas delle suore che ricopre le mensole di truciolato scadente, sulla lampada che non è più una lampada visto che i supporti sono andati parecchio per cazzi loro e allora adesso è un porta post-it, sul monitor del PC. Già, perché poi scatta il problema due. Uno si fa i post-it per ricordare scadenze, impegni, appuntamenti. Sì, ma se hai la camera piena zeppa tutto diventa così giallo che al giallo non ci fai più caso. E allora cerchi sempre un posto più in vista, strategico, che non possa passare inosservato. Sono arrivato a tappezzare persino lo schermo del PC. Quando scrivo, i caratteri appaiono sui post-it invece che sulla pagina di word.
Così mi rifugio nella Stanza, almeno qua sono al sicuro. Sulla Home di splinder c’è il cartello di divieto di accesso con raffigurato un post-it con lo smile triste, con sotto scritto: Io non posso entrare (questa fa ridere ancora meno di quella dei caratteri di word). E invece panico. Guardate cosa c’è sotto alla TAG. Chi ce l’ha attaccato qua dentro? Sono finito. Perseguitato. Mi hanno trovato anche qui. Maledetti.
Scherzi a parte, grazie a Renata grafica gentilissima che, pur non conoscendomi, ha avuto la pazienza di ascoltarmi e darmi una mano a realizzare lo sfiziosissimo post-it, con tanto di puntina. Qualcuno mi ha chiesto a cosa serve, io una mezza idea ce l’avrei. Comunque per ora facciamo che è uno spazio per qualche breve messaggino giornaliero e molto inutile. Poi, come dico io (come al solito non so se quello che sto per pronunciare è opera mia o di qualcun altro che inconsciamente sto plagiando), il senso delle cose spesso giunge molto tempo dopo delle cose stesse
 
M.
 
Non è un caso che io abbia tirato fuori la Salemi. È uscito il nuovo singolo che grazie ad un quasi commovente pudore di massa è stato palesemente ignorato, se non da Radio Italia che, si sa, manda cani e porci. In quel rapido, e certo non voluto, ascolto ho avuto modo di afferrare delle costruzioni sintattico-grammatico-semantiche (che?) davvero notevoli. Ed è per questo che vi dico subito che… non finisce qui! Per ora vi lascio con un interrogativo che certamente vi rovinerà le prossime notti scacciando sonno e sogni: ma alla fine, Silvia Salemi, l’ha ritrovato ‘sto cazzo di pathos? Sciarelliiiii!

Niente.

È tempo di vacanze, per chi le farà. Comunque è tempo. Non per me.
Da qualche anno m’impongo, senza neanche troppi sforzi, di passare l’estate qua, ad aspettare che tornino tutti. Per ricominciare la stagione; e alla fine non cambia mai niente. Non c’è un motivo tangibile, una reale sofferenza o problematica da scavare. Non mi va e non ne sento la mancanza, anche se aspetto il tempo, e dal tempo novità. Penso sia uno stato di adesso, o di questo momento della vita.
Qualche pomeriggio fa, camminando per il corso, ho incontrato una ragazza che non vedo quasi mai. Potrei direttamente dire mai se non l’avessi incontrata quel pomeriggio, e l’anno prima, e poco altro ancora.
“Come va?”
È una domanda alla quale di solito mi viene spontaneo rispondere: “bene!”, invece a lei rispondo: “la solita!”.
“Vacanze?”
“Niente.”
“Università?”
“Niente.”
Resta zitta. Io penso che forse sto risultando davvero troppo antipatico oltre che poco socievole. Non è mio intento. È che non so cosa rispondere oltre quel niente. E allora aggiungo: “a qualunque domanda ti rispondo niente.” .
Lei riflette, elabora e: “ah ecco! E il libro nuovo?”.
Sorrido, almeno quello; prima del terzo e definitivo: “niente!”.
Buona passeggiata, e robe simili, e ciao.
Rifletto sull’immutabilità delle cose. Che si ripetono e continueranno a farlo fino ad un certo punto, in cui tutto si stravolgerà e bisognerà decidere in pochi istanti. Ho un po’ paura di quel momento, che comunque attendo, se sarà uguale a come lo vorrei. Credo di possedere le armi giuste per preservare i particolari da difendere. Fare attenzione alle priorità e agli affetti. Non penso che, qualunque cosa dovesse accadere, saprebbe trascinarmi lontano convincendomi a dimenticare, o anche solo trascurare ciò e chi amo. Per questo lo aspetto. Perché è una soluzione per me e la mia vita. Il cambiamento che spazzi quel niente. Qualcosa da raccontare quando tutti ce l’hanno. Che non sia inventata come un buon romanzo. Che sia mia, e della quale possa andare fiero.
 
M.    
 
Clicco sulla freccia per tornare alla pagina precedente, e mi riapre la pagina da cui voglio andarmene. La stessa dove sono. E per tornare indietro devo riaprire il sito daccapo e riarrivare ad una pagina prima di adesso. Pure internet si sta fissando. 

Se sai cantare e sogni una possibilità, provaci. Io e Non farmi male ospiti del Festival Karaoke Noir a Roma.

Il 22 Settembre sarò a Roma, ospite di una manifestazione che fonde musica e sogni in un progetto umanitario importante. Il Festival Karaoke Noir, organizzato dal fan club ufficiale di Dolcenera, che si propone di concedere una possibilità a chi sogna di entrare nel complicato mondo della musica. È una vera e propria competizione musicale che sta girando l’Italia, e che il 22 Settembre farà tappa al Factorymusic, a Roma appunto. Tanti ragazzi e ragazze che hanno voglia di mettersi alla prova si sfideranno con un brano da loro preparato di fronte ad una giuria di esperti provenienti dal mondo dello spettacolo, che esprimeranno una votazione complessiva valutando in particolare cinque aspetti:
– SIMPATIA E FACCIA TOSTA
– VOCE E TECNICA
– LOOK
– GESTIONE DEL PALCO
– INTERPRETAZIONE
Ogni concorrente potrà totalizzare da 0 a 60 punti.
I migliori cinque saranno richiamati sul palco a fine spettacolo, e sottoposti ad un ulteriore applauso del pubblico, che decreterà l’ordine d’arrivo definitivo dei cantanti, selezionando quindi i tre finalisti ufficiali. Il quarto e il quinto saranno coinvolti in un meccanismo di ripescaggio nazionale dal quale saranno scelti ulteriori finalisti.
A Firenze, durante la finale, presumibilmente ad Ottobre, i cantanti si esibiranno davanti a Dolcenera, Lucio Fabbri, suo attuale produttore, e altri rilevanti addetti ai lavori che sceglieranno il vincitore assoluto, che si aggiudicherà l’incisione di un brano a sua scelta nello STUDIO METROPOLIS DIGITAL di Lucio Fabbri.
Capite bene che è una bella possibilità aperta a tutti. E poi c’è almeno un altro buon motivo per partecipare. Parte dei proventi della serata andranno in beneficenza al CIFA. Nel locale verrà allestito uno speciale banchetto Panda dove troverete gadget, materiale informativo sull’associazione, e il mio libro Non farmi male. Ho deciso di devolvere alla causa il trenta per cento delle vendite.
E poi non sottovalutate il terzo motivo, nonché il più importante, l’unico da tener presente. Conoscere me. No, eh? Va be’, c’ho provato. Scherzi a parte sarà una bella serata di musica e sogni, e ci sarà spazio per parlare di Non farmi male a tutti i presenti.
Come partecipare?
È facilissimo. Fate riferimento a questo LINK dove trovate il programma della serata, le modalità di iscrizione alla gara, l’e-mail dell’organizzazione a cui chiedere qualunque info, e il percorso per raggiungere il locale. E fate presto perché pare che gli aspiranti cantanti siano parecchi.
Fino al 22 Settembre di tanto in tanto vi ricorderò l’iniziativa rimandandovi a questo post. Spero che parteciperete in molti, anche solo alla serata. Non è ovviamente obbligatorio cantare.
Una curiosità per i miei fanS. Andate su www.noirfansclub.it e registratevi, ci vuole un attimo. Una volta entrati cliccate in alto su progetti umanitari, poi sulla scritta rossa lampeggiante Festival Karaoke Noir e poi sulla scrittina bianca a destra gli amici del festival. Trovate la scheda della mia partecipazione col mio bel faccione sorridente, e un minimo di biografia.
Ringrazio di cuore Giuseppe, Lupo, e Sabrina che mi hanno voluto. Sappiate che per me è un onore.
Allora vi aspetto in tanti, e spargete la voce. Mi farebbe molto piacere incontrarvi tutti e farci una bella bevuta insieme.
 
M.
 
I sogni di norma non si realizzano; l’eccezione è concessa soltanto a chi ci prova.